Capitolo 1
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Sintesi Storica

Conscio di non poter qui ripercorrere la storia della mia vita, segnata dalla ricerca, custodia e valorizzazione dei beni culturali che, per avventura, mi ha portato alla realizzazione di questo Polimuseo che non vuole essere un "Museo d’ombre" ma, come da me concepito, un "museo didattico vivo", mi sia consentito di fare brevemente la cronistoria partendo da quegli eventi che mi portarono a sviluppare il mio interesse per l’archeologia e l’ambiente.

Con la costituzione nel 1950, con Vito Zappulla ed altri, del I° reparto esploratori della chiesa di San Giovanni Battista e le escursioni organizzate, alla fine del 1953, nell’ex città greca di Camarina e la raccolta di numerosi frammenti di quelle passate civiltà, nasce la mia passione per l’archeologia. Con quei reperti si ordinò una prima raccolta che venne esposta nella sede degli scout alla Trinità.

Quindi con Edoardo Frasca, Salvatore Umano, Luigi Rodolico, Giovanni Magrì, Gianni Carbonaro ed altri costituimmo un comitato a cui demmo il nome AGAVE (Associazione Giovanile Archeologica Vittoriese Europea) che si proponeva di raccogliere, custodire e valorizzare quelle testimonianze di passate civiltà, per la realizzazione di un museo a Vittoria.

Alla fine del 1956 incominciammo le nostre escursioni a Camarina e per tutte le contrade della nostra regione. Quindi si pensò di organizzare l’esposizione del materiale, che intanto si era riusciti a recuperare.

Perciò si faceva partecipe della nostra iniziativa l’Avv. Luigi La Grua, Presidente della Pro Loco ed Ispettore Onorario ai Beni Archeologici della Provincia di Ragusa, che, come previsto dalla legge dell'1/6/1939 n.1089 capo V art.48, dava comunicazione alla Soprintendenza di Siracusa.

Tale Antiquarium, aperto al pubblico a partire dal dicembre del 1959, riceveva vasti consensi dalle autorità tutte e dai cittadini, che ci segnalavano o donavano materiale archeologico rinvenuto casualmente durante lavori di aratura.

Il 14/04/1960, per iniziativa di Uggeri e Zarino, si costituiva l’Istituto Vittoriese di Storia Patria che, oltre a gestire l’Antiquarium ubicato nella Pro Loco, promuoveva tutta una serie di pubblicazioni a cura di Giovanni Uggeri, Stella Patitucci, Attilio Zarino ed altri, relative alle scoperte e ai ritrovamenti archeologici fatti nell’area della regione camarinese, allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni locali, che continuavano a sottovalutare il problema relativo all’istituzione di un museo civico.

Intanto, i miei interessi per la storia locale mi avevano portato alla raccolta e custodia di materiali relativi alla civiltà contadina e all’artigianato locale e dei paesi circonvicini.

Pertanto, ordinato opportunamente il materiale archeologico e quello etnografico in appositi locali della mia abitazione, aprivo gratuitamente al pubblico, fin dal 1980, il Museo Polivalente A. Zarino, ufficializzando tale iniziativa agli organi competenti provinciali, regionali e nazionali che ne prendevano atto rispettivamente l’8/1/1983, il 20/12/1983 e il 7/2/1989.

Il 24/6/1988, al fine di sollevarci dalla gravosa incombenza di gestire tale museo, facevamo offerta di donazione gratuita alle istituzioni locali, che se ne lasciarono sfuggire l’occasione recepita invece dall’amministrazione provinciale di Ragusa.

La mia istituzione, iscritta fin dal 1991 all’Associazione Nazionale Musei Scientifici, con la sentenza n.19/93 del presidente del tribunale di Ragusa Giuseppe Cordaro e n.207/94 del pretore di Vittoria Marina Valente che ne legittimavano la proprietà del materiale storico e archeologico otteneva l’ulteriore e definitivo riconoscimento legale.

Il 25/5/1995 con la stipula da parte della Provincia Regionale dell’atto di accettazione della mia donazione modale l’Amministrazione Provinciale di Ragusa si è impegnata all’acquisizione, nel centro storico di Vittoria, di uno stabile di almeno 1500 mq. Per dare una adeguata sistemazione al Polimuseo A. Zarino e dovrà gestirlo con la collaborazione di un comitato tecnico scientifico e renderlo fruibile entro il 2000.

Questa donazione scaturisce dalla convinzione che i beni culturali, a chiunque appartengano di diritto, in effetti devono restare patrimonio, non solo della comunità locale e regionale che li ha prodotto, ma di tutta la collettività nazionale, europea e mondiale in quanto testimonianza del cammino dell’uomo nel suo universale divenire.