Capitolo 10
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"FEZZA"
o tartaro


 

Durante l’operazione di travaso del vino da una botte all’altra bisognava procedere con cautela, in quanto si doveva stare attenti a non travasare anche i residui accumulatisi nel fondo della botte.

Quindi, per evitare che il vino si intorbidisse, il rubinetto veniva posto 5 cm sopra il punto più basso della "purtedda" per cui, finito il vino, si estraeva il rubinetto e si introduceva la "trumma" che, pescando più in basso, serviva per estrarre l’ultimo residuo di vino con parte della "fezza", che veniva interamente recuperata dopo aver tolto la "purtedda".

Questa operazione generalmente veniva fatta ogni 3 anni dal bottaio il quale nell’occasione, in cambio della "fezza", era pronto a pulire e riparare gratuitamente la botte. Egli si serviva della "tina i carricari" che serviva per separare il vino residuo dalla "fezza" che, dopo essiccata, macinava con un frantoio riducendola in polvere, ossia in cremor tartaro che vendeva alle industrie farmaceutiche per fare il citrato di magnesio, ecc., ricavando più di quanto il proprietario sarebbe stato disposto a pagare per la eventuale riparazione.

Già prima del 1890, come documentato dal La China, esistevano a Vittoria numerose fabbriche di cremor tartaro e feccia. Questa, come riportato dal Mazza, raggiungeva nel 1909 una produzione di circa 7000 quintali e si esportava per l’estrazione del cremor tartaro a Catania, Palermo, Messina, Odessa in Russia, Londra in Inghilterra, Marsiglia in Francia, Danimarca e Germania, ecc..

Queste esportazioni, a causa della crisi che ormai aveva raggiunto il collasso, si riduceva nel 1935 ad appena 650 quintali, come riportato da Benvissuto.

 

PROVINCIA REGIONALE DI RAGUSA POLIMUSEO A. ZARINO - VITTORIA
CATALOGO DEI BENI CULTURALI

 SCHEDA N.98/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. 1702, donazione Salvo Gambuzza 1969, Scoglitti, inizi 1900.

 098.jpg (3138 byte)Tromba, dal franc. Trompe, in sp. Trompa, in sic. Trumma.

Strumento, di costruzione artigianale, che si compone di 4 tubi di latta di varia lunghezza, opportunamente connessi fra di loro in modo che le due estremità, in posizione orizzontale, si trovino a differenti livelli. Quando si vuota la botte il vino che rimane nella sua pancia viene prosciugato con la "trumma", che, come una proboscide, introdotta dal lato a fischietto nella sede del rubinetto o del "cicaluoru", aspirando dall’estremità a livello inferiore, il vino fuoriesce tutto.

 

PROVINCIA REGIONALE DI RAGUSA POLIMUSEO A. ZARINO - VITTORIA
CATALOGO DEI BENI CULTURALI

 SCHEDA N.99/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. 1748, donazione Salvatore Siciliano 1988, Vittoria, fine 1800.

 099.jpg (5277 byte) Zampa, dal basso lat. Sapellum, in sic. Zappieddu.

Attrezzo, di produzione industriale, in ferro temperato con manico (mancante) in legno, che veniva introdotto dal "purtieddu", o portello della botte, per "startarari", cioè pulirla dai residui grattando la "fezza", o tartaro, ancora impregnata di vino che quindi veniva recuperato.



 

PROVINCIA REGIONALE DI RAGUSA POLIMUSEO A. ZARINO - VITTORIA
CATALOGO DEI BENI CULTURALI

 SCHEDA N.100/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. 1709, 1710, donazione Salvatore Siciliano 1988, Vittoria, fine 1800.
n.inv. 1711, donazione Salvatore Siciliano 1988, Vittoria, inizi 1900.

 
100.jpg (4082 byte) Tino, dal franc. Tine, in sp. Tina, in sic. Tinu i carricati.

Di costruzione artigianale, è costituito da tante strisce di tavola di castagno opportunamente sagomate e tenute assieme da 4 cerchi si sottile ferro piatto, o "raetta", di cui quello inferiore trattiene il fondo, ossia "timpagnu". Ha la forma troncoconica in quanto ciò fa sì che, introdotto il sacco di tela di canapa vuoto, dopo averlo riempito con la "fezza" ed appeso ad una trave del soffitto, il tino non potendo uscire fa pressione sul sacco stringendo la "fezza" e separandola dal vino che rimane nel tino.

 


PROVINCIA REGIONALE DI RAGUSA POLIMUSEO A. ZARINO - VITTORIA
CATALOGO DEI BENI CULTURALI

 SCHEDA N.101/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. 1838, donazione Salvatore Siciliano 1988, Vittoria, inizi 1800.

 101.jpg (5280 byte)Frantoio, dal lat. Fractorium, in sic. Frantoiu.

Grosso rullo di legno, di costruzione artigianale, con confitti tutta una serie di coltellini equidistanti in acciaio, che ruotano assieme al rullo grazie a un asse in ferro mosso a mano. Il rullo era posizionato alla fine di una tramoggia, chiusa da un fine crivello che lasciava filtrare solo la polvere della "fezza", che veniva frantumata dai coltellini del rullo e da quelli fissi posti alla fine della tramoggia, dove si buttava la "fezza" essiccata per fare il cremor tartaro.